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mercoledì 21 settembre 2011

Migliaia di "indignados" protestano a Rio de Janeiro




Scope verde-oro per spazzar via la corruzione dalle strade di Rio de Janeiro. Gli indignados brasiliani sono scesi in piazza nella metropoli per protestare dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni di ben quattro ministri in tre mesi. "Questa serve a mandare via i corrotti - ha detto una donna scesa in piazza - per cacciarli dal congresso, dal senato e dalla camera dei deputati. Queste persone non sanno far altro che derubarci". Secondo uno studio recente dal 2002 al 2008 la corruzione è costata al Brasile 23 miliardi di dollari. "Nel mio Paese le leggi riguardano solo i poveri - ha detto quest'uomo - Se uno ruba della carne perché sta morendo di fame, saranno applicate tutte le leggi contro di lui. Se al contrario sparisce il denaro pubblico o il petrolio, in quel caso esistono mille modi per aggirare la legge".

martedì 20 settembre 2011

In Brasile il 41% appoggia il riconoscimento dello Stato palestinese ma molti sono i contrari





Ricerca in 19 Paesi indica un sostegno con un margine ristretto allo Stato palestinese

 

Il 49% vuole che i propri Governi riconoscano lo Stato ma ci sono molti oppositori ed indecisi

 

Mentre fervono i preparativi per l’Assemblea Generale dell’Onu, in cui i palestinesi devono chiedere il riconoscimento come Stato indipendente, una ricerca del Servizio Mondiale della BBC in 19 Paesi mostra che, in media, i popoli vogliono dai propri Governi una risoluzione a favore dell’indipendenza palestinese. Tuttavia, questo sostegno ha un margine ristretto.

 

Delle 20.446 persone intervistate dall’istituto di ricerca GlobeScan nei cinque continenti, il 49% ritengono che i loro paesi dovrebbero appoggiare la risoluzione rivendicata dall’Autorità Palestinese, riconoscendo la Palestina come un membro pieno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Tuttavia il 21% degli intervistati vogliono che i loro governi si oppongano al riconoscimento. Gli altri, il 30%, sono indecisi: credono che l’appoggio dipenda da altri fattori, pensano che i loro governi devono astenersi nella votazione o non sanno che atteggiamento i loro governi dovrebbero tenere.

Il maggiore sostegno al riconoscimento palestinese si riscontra in Egitto (90% a favore e 9% contro) ed in altre nazioni a maggioranza musulmana (Turchia, con 60% a favore e 19% contro; percentuali simili si riscontrano in Pakistan ed in Indonesia).

Anche in Cina c’è grande enfasi sul riconoscimento dello Stato palestinese: 56% lo appoggiano e solo il 9% si oppone.

La resistenza maggiore si è riscontrata negli Stati Uniti (45% a favore e 36% contro) ed in India (32% a favore e 25% contro, oltre ad un alta percentuale di indecisi). In Brasile il 41% lo appoggiano, ma il 26% si oppongono.

Nelle Filippine, c’è un alto indice di appoggio (56%), ma anche un rifiuto significativo (36%) al riconoscimento.

 

Riconoscimento contro ripercussione

 

«Se i cittadini dei paesi avessero un voto nell’Assemblea Generale dell’Onu, la ricerca suggerisce che la Palestina otterrebbe il riconoscimento ufficiale delle Nazioni Unite», ha commentato il presidente di GlobeScan, Doug Miller.

 La ricerca è stata realizzata tra il 3 luglio ed il 29 agosto, attraverso interviste telefoniche o personali nei seguenti paesi: Canada, Stati Uniti d’America, Messico, Brasile, Cile, Perù, Turchia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Egitto, Cina, Filippine, Pakistan, Indonesia, Australia ed India.

Il margine di errore oscilla tra un minimo di 2,1 ed un massimi di 3,5 punti percentuali.

martedì 13 settembre 2011

Dilma Vana Rousseff Linhares


Oggi parliamo di un personaggio salito prepotentemente agli onori della cronaca da quando il Messianico Luiz Inácio Lula da Silva la scelse come sua successora alla carica di presidente della Repubblica Federale del Brasile.
Personaggio alquanto controverso, negli ultimi anni ridotta ad ameba per poi venire utilizzata in varie funzioni, che ricopriva con assoluta incompetenza.
Proprio questa sua incompetenza, questa sua facilità ad essere dominata da una qualsiasi corrente nel fondo dello stagno dove si trovava, la fece apparire interessante al Messianico, che sapeva di poterla usare a suo piacimento, come una bambola gonfiabile, che dopo l’uso viene sgonfiata e nascosta, perché ci si vergogna a mostrarla.
Per questa ragione il duo Lula/Dilma, seguita da pubblicitari di grido e piazzisti, hanno prosciugato le casse del Tesoro per finanziare una campagna elettorale stratosferica, facilitati nell’opera da una stampa imbelle ed asservita nella sua quasi totalità. Le poche testate contrarie venivano tacitate con mezzi poco ortodossi.
Alla fine, dopo aver usato la faccia del Presidente della Repubblica per appoggiare apertamente uno dei candidati, e pagando tutte le enormi spese sulle spalle del popolo bue, la coppia, con una risicata maggioranza, vedeva coronato il loro sogno.
Ma chi è questa Dilma Vana Rousseff Linhares, nelle cui mani, il popolo brasiliano ha posto il suo destino, il suo futuro?
Dilma Vana Rousseff Linhares nasce a Belo Horizonte, moderna capitale dello stato di Minas Gerais, figlia dell’avvocato e imprenditore bulgaro Pedro Rousseff e della casalinga fluminense, originaria di Nova Friburgo, Dilma Jane Coimbra Silva. Si sposò con Cláudio Galeno de Magalhães Linhares, da quale si separerà.
Ma Dilma visse in un periodo di forti turbamenti nel mondo, erano i famosi anni 60 e 70, quando in Brasile si era instaurata una dittatura militare, che, anche se in modo brutale e illegale, salvo il paese dalla sua cubanizzazione.
Cubanizzazione auspicata dalla Dilma e dai suoi compagni, come Jisé Dirceu e Minc, di cui qui non vado a descrivere le malefatte, ma messa in opera con attentati, rapine, omicidi e sequestri vari. Dulcis in fundo, a dittatura terminata, la Dilma ebbe la sfrontataggine di chiedere i danni per il periodo trascorso in prigione. Danni che lei non ha sicuramente pagati alle persone che ha sequestrato e ucciso. La faccia tosta non ha limite.
Vediamo alcuni spezzoni di storia, che vedono la Dilma Vana Rousseff come parte attiva:
Mário Kosel Filho nacque il 6 luglio del 1949, a San Paolo, era figlio di Mário Kosel e Therezinha Vera Kosel. Si prestava ad aiutare tutti. Faceva parte del Grupo Juventude, Amor, Fraternidade, fondato dal padre Silveira, della Parrocchia Nossa Senhora da Aparecida, nel bairro di Indianópolis, del quale facevano parte più di 30 giovani.
I simboli del gruppo erano una rosa e una chitarra, ed erano stati disegnati dal Mário Kosel, che era soprannominato Kuka. Fceva parte della 5ª Companhia de Fuzileiros del 2º Batalhão, nel 4º Regimento di Infantaria Raposo Tavares. A Quitaúna ebbe la sua vita brutalmente interrotta, all’alba del 26 giugno 1968, in un attentato terrorista vile e codardo, posto in pratica da un gruppo di estrema sinistra, formato da diverse persone che oggi ricoprono cariche pubbliche: Vanucchi, Minc, Zé Dirceu, Tarso Genro, José Genoíno e Dilma Rousseff, che era una delle due donne che stava nell’autovettura dalla quale buttarono la bomba addosso a Kosel, che morì senza senza la minima possibilità di difesa, poiché stava di spalle verificando se c'erano feriti tra gli occupanti di un’auto, raggiunta da colpi di fucileria. Chissà se il corpo ridotto a pezzi di Kosel torna negli incubi della Dilma Rousseff, io credo di no. I mostri non hanno incubi.
Quali sono i sentimenti di una persona nel vedere i suoi simili soffrire sotto tortura, o ridotti in brandelli, solo per tentare di imporre il comunismo cubano nel Brasile??
Lasciamo da parte il seguito criminale della novella presidente, e passiamo al suo periodo commerciale. Ma prima di passare a questa ridicola avventura dobbiamo ricordare del perché si dette al commercio.
Perché il Partito dos Trabalhadores, al governo nel Rio Grande del Sud, l’aveva dimessa (licenziata in tronco) per incompetenza. Quindi grazie ai soldi del secondo marito si lancia nel commercio di prodotti importati. L’attività venne inaugurata nel 1995 e dopo solo quindici mesi dovette chiudere in perdita secca, suo marito perdette un mucchio di soldi per pagare i debiti.
La promettente attività della Dilma commerciante era un negozio del tipo "tutto per R$ 1,99", genere di commercio ben noto agli aficionados brasiliani. Sono negozi che acquistano oggetti a bassissimo costo e poi li rivendono a R$ 1,99. Una bazzecola. Di questi negozi ne esistono migliaia in tutto il Brasile. Ma credo che l’unico che falli è stato quello della Dilma, dopo il suo fallimento come commerciante è tornata di corsa nell’apparato statale, dove l’unico cliente è il partito e dove nessuno perde i soldi.
Stranamente la storia dei prodotti cinesi non appare nella sua biografia, ben spurgata di tutti quei fatti che potrebbero macchiare la verginità della pulzella di Belo Horizonte.
Il fallimento dell’impresa, però rivela la vera natura di Dilma Roussef, ossia ella esiste come mero accessorio del PT, proprio come i sabotatori della receita Federal che violarono gli archivi e pubblicarono i documenti della figlia del suo avversario alla corsa presidenziale, José Serra.
Il Brasile è in vendita per R$ 1,99. O chiudiamo le porte a Dilma Roussef, o lei chiuderà le porte del Brasile, trasformandolo in una gigantesca Cuba.

giovedì 19 maggio 2011

La devianza comincia a scuola

Il Ministro dell'Educazione brasiliano, Fernando Haddad
La maggioranza dei brasiliani è eterossessuale e contraria alle pratiche omosessuali. Ma il governo tira dritto e vara la sua riforma: fra pochi giorni il "kit per i gay" arriverà nelle scuole pubbliche. Sarà omosessualità di Stato

Il ministro Fernando Haddad ha negato che il Ministero dell’Educazione (MEC) abbia deciso di modificare il contenuto del “kit per la lotta all’omofobia” che verrà distribuito nelle scuole pubbliche del ciclo secondario. Questo giovedì, 18 maggio, egli (Haddad, n.d.R.) ha incontrato i parlamentari evangelici che sono contrari al materiale, assicurando loro che potranno manifestare le loro opinioni alla commissione di pubblicazione del materiale ministeriale, ma che questi suggerimenti non saranno necessariamente allegati.

«Il materiale ordinato dal Ministero dell’Educazione serve a combattere la violenza contro gli omosessuali nelle scuole pubbliche del paese. La violenza contro questo pubblico è enorme e l’educazione è un diritto di tutti i brasiliani, indipendentemente dalla razza, dalla religione o dal sesso. Le istituzioni pubbliche devono essere pronte a ricevere queste persone e ad appoggiarle nel loro sviluppo», si è difeso Haddad durante il programma sul canale radio Bom Dia.
Il “kit omofobia”, come viene chiamato, è stato preparato dalle associazioni in difesa dei diritti umani e della popolazione LBGT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) a partire dalla diagnosi che manca materiale adeguato e formazione degli insegnanti per trattare l’argomento. Il materiale è composto di cartelle, un libro con suggerimenti di attività per l’insegnante e tre filmati.

Il ministero prevede che i kit arriveranno nelle scuole nel secondo semestre del 2011. Il materiale è rivolto ad alunni della scuola media – a partire dai 15 anni.

Fonte: Estadao.com.br

martedì 17 maggio 2011

San Paolo: casi di epatite aumentano del 57%




La capitale ha registrato un aumento del 56,9% nel numero di diagnosi di epatite virale in cinque anni, secondo dati dell’Ambulatorio per le Epatiti del Centro di Riferimento e Addestramento in DST/Aids (CRT-DST/Aids), che dipende dalla Segreteria Statale della Salute. Nel 2004, quando l’unità ha iniziato la propria attività, furono rilevati 388 casi di malattia, il cui numero è schizzato a 609 nel 2009 – anno dell’ultimo dato aggregato disponibile.
Tanto tra gli uomini quanto tra le donne diagnosticati con epatite, il tipo C è stato quello più riscontrato, proprio la forma più pericolosa della malattia – poiché è associata ad un’evoluzione verso la cirrosi, secondo gli specialisti. Il contatto con sangue infetto è la maniera più comune di contagio – una lima per le unghie non sterilizzata, per esempio, la può trasmettere. Tra i pazienti di sesso maschile contagiati, il 51,8% erano portatori del tipo C, un indice che è arrivato al 69,8% nella popolazione femminile.
Tra i comportamenti responsabili di provocare l’epatite ci sono: l’abuso di medicinali, l’uso di droghe, la dipendenza dall’alcol.

Fonte: Estadao.com.br

lunedì 16 maggio 2011

Un sisma registrato sulle coste brasiliane





Un terremoto di magnitudine 6 della scala Richter è stato registrato ieri 15 maggio nell’Oceano Atlantico nella costa del Brasile, ha informato il centro di ricerca geologica degli Stati Uniti d’America.
La scossa è avvenuta alle 10:08 ora di Brasilia ed è stata localizzata 1227 chilometri ad ovest – nord ovest di Natal. Il centro di ricerca statunitense ha reso noto che il sisma si è verificato ad una profondità di nove chilometri, ma non ci sono indicazioni immediate di tsunami.
Raggiunto dall’Agenzia di Stato, il Centro di Coordinamento dell’Emergenza e della Difesa Civile di Rio Grande del Nord ha comunicato che al momento non dispone di informazioni al riguardo.
Secondo il blog brasiliano “A Nova Ordem Mundial”, che ha pubblicato oggi la notizia, potrebbe trattarsi di un terremoto provocato ad arte secondo lo schema consueto del progetto HAARP.
Che il sisma possa essere utilizzato come un’arma (la c.d. “arma sismica”) è stato confermato in un’intervista rilasciata a Limes dal Generale Mini, in tempi non sospetti.

venerdì 13 maggio 2011

I pesticidi che non ti aspetti


Una notizia che riguarda anche noi, dal momento che, in un mondo ahi noi sempre più globalizzato, importiamo e consumiamo moltissimi prodotti brasiliani

 Campione mondiale per uso di pesticidi, il Brasile è divenuto negli ultimi anni il principale mercato dei prodotti proibiti in altre nazioni. Nelle serre brasiliane si impiegano almeno dieci prodotti banditi nell’Unione Europea, Stati Uniti d’America e uno in Paraguai. L’informazione è dell’Anvisa (Agenzia Nazionale della Vigilanza Sanitaria), sulla scorta di dati delle Nazioni Unite e del Ministero dello Sviluppo, Industria e Commercio.
Nonostante sia prevista una normativa, il governo ritarda a sottoporre a nuove verifiche questi prodotti, tappa indispensabile per limitarne l’utilizzo o ritirarli dal commercio. Da quando, nel 2000, fu creato nell’Anvisa il sistema di verifica, quattro sostanze sono state proibite. Nel 2008 una nuova lista di verifica fu redatta, ma, a causa di divergenze nel governo, pressioni politiche ed azioni giudiziarie, poco è stato fatto.
Finora, dei 14 prodotti che dovrebbero essere sottoposti a verifica, c’è stata una sola decisione: la ciexatina, utilizzata nella coltivazione degli agrumi, è stata bandita a partire da quest’anno.
Mentre le decisioni vengono rimandate, aumenta  l’uso dei pesticidi sospetti di danneggiare la salute. Un esempio è l’endosulfame, associato a problemi endocrini. Dati della Segreteria del Commercio con l’Estero mostrano che il paese ha importato 1,84 milioni di tonnellate del prodotto nel 2008. Nel 2009, la cifra è schizzata a 2,37 milioni di tonnellate.
«Stiamo consumando la spazzatura che altre nazioni rifiutano», riassume la coordinatrice del Sistema Nazionale dell’Informazione Tossico Farmacologica della Fondazione Oswaldo Cruz, Rosany Bochner.
Il coordinatore generale dei Pesticidi e Affini del Ministero dell’Agricoltura, Allevamento e Rifornimento, Luís Rangel, ammette che i prodotti proibiti negli altri paesi e candidati a verifica in Brasile registrano un aumento anormale di consumo tra i produttori nazionali.

I primi atti di Dilma



Una notizia che dimostra quanto odio c'è contro i cattolici

Durante la sua prima settimana di presidenza, Dilma Rousseff ha apportato dei cambiamenti nel suo ufficio. Ha sostituito un computer da tavolo con uno portatile e (soprattutto) ha fatto rimuovere la Bibbia dalla scrivania e il crocifisso dalla parete.
Nel corso della campagna elettorale, l’allora candidata si dichiarò cattolica e fu attaccata dai suoi avversari con l’accusa di avere cambiato le proprie posizioni religiose.

Donna avvelena marito mettendosi veleno nella vagina



Dedicato a tutti gli italiani che si sposano con le brasiliane

A Rio Preto, in Brasile, pare che le mogli dopo animate discussioni non scherzino affatto e siano piuttosto vendicative.
Un uomo di 43 anni, infatti, ha denunciato sua moglie dopo che lei ha tentato di assassinarlo mettendosi del veleno nella vagina e obbligandolo ad avere un rapporto orale con lei.
I due poco prima avevano litigato pesantemente e, il cambiamento d’umore repentino di lei, ha fatto salire i sospetti di lui che prima di praticare sesso orale (che ricordiamo dicono provochi il cancro alla gola) ha avvertito un forte odore intorno all’organo sessuale della moglie, ma non l’ha scampata perchè ha comunque inalato i fumi del veleno, sentendosi male quasi subito.
L’uomo, successivamente, si è recato in ospedale per capire che cosa fosse successo e le analisi del sangue hanno svelato che erano presenti sostanze tossiche nel suo organismo, da lì tutto è stato ricollegato ma la moglie nel frattempo aveva già fatto perdere le sue tracce.

mercoledì 11 maggio 2011

L'eredità di Lula








Il 4 aprile l’agenzia di rischio Fitch Ratings ha deciso di migliorare la classificazione del rischio del Brasile da “BBB-“ a “BBB”, ha motivato la scelta «rivedendo la prospettiva da stabile a positiva e evidenziando che la transizione al governo di Dilma Rousseff è stata gradita, dal momento che presenta un contenimento “efficiente delle spese».[i] Il Banco Central do Brasil (Banca Centrale Brasiliana) ha commentato così la notizia: « La decisione di Fitch Ratings di elevare la classificazione del rischio del Brasile, annunciata oggi, è il riconoscimento della consistenza politica economica nel corso degli anni e del miglioramento dei suoi fondamentali, ottenuto attraverso le politiche degli obiettivi dell’inflazione, cambio fluttuante, accumulo delle riserve internazionali, responsabilità fiscale e solidità del sistema finanziario».[ii]

Questo significa che il Brasile pagherà alle entità internazionali (Fondo Monetario Internazionale in testa)  per il servizio del debito estero tassi di interesse meno elevati.
Ma a quanto ammonta il debito estero del Brasile? A febbraio era pari a 431,08 miliardi di Reais (circa 190 miliardi di Euro), relativamente pochi se confrontati con i 335 miliardi di Reais (circa 147 miliardi di Euro) del 2002, quando il governo Lula subentrò a quello Cardoso. Ma come è riuscito Lula a mantenerlo a livelli costanti dal 2002? Semplice, nel 2008 il Brasile ha «saldato tutti i debiti verso l’estero». Anzi un Lula in versione smagliante annunciava alla stampa: «in 500 anni di storia, per la prima volta da ieri siamo passati ad avere più riserve che debito pubblico e privato».[iii]

E tutti i giornali di regime si produssero in peana per Lula, il sindacalista operaio ecologista che dopo avere salvato la democrazia, il proletariato, l’Amazzonia diventava anche il paladino dell’economia per «avere combattuto la povertà e l’esclusione sociale».[iv] Teoricamente è vero che il Brasile ha pagato tutti i debiti con l’estero nel 2008, peccato che l’azzeramento sia stato solo un trucco contabile di Mantega, il Ministro delle Finanze, in quanto il debito estero è diventato interno, cioè debito pubblico. In pratica si è passati da una situazione di debito con gli enti internazionali ad un’altra di debito con il Banco Central do Brasil e quindi con le banche private “operanti” in Brasile.

Quando entrò in carica il primo governo Lula (2002), difatti, il (falso) debito pubblico interno del Brasile ammontava a 640 miliardi di Reais che divennero 1.400 trilioni nel 2007 ovvero più del doppio del valore del 2002, e contemporaneamente il debito estero fu azzerato. Così gli ignari cittadini brasiliani si accollarono, oltre all’odioso fardello del debito pubblico, il debito contratto dai loro governi con l’usura internazionale. Questo comportamento criminale ed i rischi da esso derivanti, sono stati già messi in luce nel 2010 da un serio – e inascoltato – economista, Waldir Serafim in suo articolo pubblicato dal giornale Só Noticias (Solo Notizie). Il ragionamento di Serafim è il seguente: la gestione finanziaria delle finanze di un governo dovrebbe assomigliare a quella di una famiglia. Chiedere un prestito per comprare una casa ha un senso, a patto di rientrare nel bilancio; se, invece, la famiglia si indebita per fare una festa non rimarrà nulla e quando finirà il momento di euforia rimarranno solo i debiti e molti incubi, nient’altro.

Il Brasile, prosegue, può essere paragonato alla famiglia che si indebita: spende troppo, irresponsabilmente, e si indebita. Il governo non riesce a pagare i debiti in scadenza, neanche gli interessi, ricorre alle banche per rifinanziare i suoi debiti, il che crea uno spread (una differenza tra il tasso base di interesse e gli interessi effettivamente pagati) sempre più elevato. Il governo è ormai ostaggio delle banche: ha bisogno di denaro per frenare il proprio debito e viene costretto a pagare interessi sempre più alti.[v] Il vero problema, secondo Serafim, è che il governo chiede soldi in prestito non per destinarli agli investimenti pubblici (strade, scuole, ospedali, ecc.), ma per fare delle feste che non lasceranno nessun beneficio alle generazioni future. Solo sistemando la casa, conclude, si potrà mettere un freno.[vi]

Più di un anno è trascorso da quando è stato scritto questo articolo, che ne è stato del debito interno del Brasile? Leggendo la Relazione Trimestrale della Banca Centrale Brasiliana di Alexandre Antonio Tombini, al 31 dicembre 2010 il debito interno liquido era pari a 1835,12 trilioni di Reais, un aumento del 76% dal valore del 2007, che rappresenta in percentuale del Prodotto Interno Lordo il 49,9%.
E dopo il cambio di governo sono state prese delle misure di contenimento del debito? Sembrerebbe di no. A fine febbraio era arrivato a 1885,40 trilioni di Reais, in percentuale il 50,5% del Pil. Insomma, sulla falsariga dell’eredità di Lula, con Dilma continua la festa. Presto o tardi, il Carnevale di Lula-Dilma finirà e allora, passata l’ubriacatura, al Brasile rimarranno solo debiti da pagare. A guadagnare saranno solo i banchieri. Il destino del Brasile può essere riassunto dalle sue banconote e nella sfrontata – per il cattolico – frase che sta scritta: «Deus seja louvado», (Dio sia lodato). Ne siamo certi non c’entra nulla Dio, si tratta di Mammona, il dio denaro, l’unica divinità che il banchiere adora

lunedì 9 maggio 2011

Il volto dell'ipocrisia

Lula e consorte, Dona Marisa. Lei vanta origini venete ed ha la doppia cittadinanza brasiliana - italiana.



Una notizia che data ormai qualche mese. I politicanti brasiliani hanno adeguato i loro emolumenti e prebende a quelli dei loro omologhi italiani. Facendo due conti con il cambio, la loro indennità arriva a circa 12 mila Euro. Come dire, il mio politicante è più farabutto del tuo.

Tra il salario minimo ritoccato dalla Camera (545 Reais, circa 220 Euro ndR) e il salario di coloro che approvarono il rialzo (26.723,13 Reais, dopo l'aumento del 61,8% che si sono concessi a dicembre), la differenza è di 26.178,13 Reais. Questa somma equivale a: 

131 bolsas-familia (si tratta di sussidi alle famiglie nullatenenti)
476 chili di picanha (è un taglio di carne bovina dello zebù, un incrocio di mucche di razze diverse consumata in Brasile)
1.189 chili di contro filetto
11.382 chili riso
4.363 chili di fagioli
9.027 biglietti della metropolitana di San Paolo
1.454 biglietti del cinema
52 biciclette (ndR in un paese dove la macchina è un lusso più che da noi, la bici è molto usata)
22 televisori Samsung Lcd 32"
18 frigoriferi Brastemp da 342 litri
131 paia di scarpe Nike Air Max (ndR le scarpe da ginnastica sono un lusso per pochi, il loro prezzo potendo arrivare anche a 300 Euro)
145 biglietti andata e ritorno da Rio de Janeiro a San Paolo
1.047 libri per bambini
1.745 Dvd
21 computer (portatile HP con processore Intel Dual Core, 3 gigabytes di memoria e Hard Disk di 320 gigabytes)


In dicembre, Lula e Dilma Rousseff non hanno visto nulla di sbagliato nell'aumento improvviso approvato dal Congresso che controllano. Il discorso di austerità non vale per le indennità che, sommate agli ulteriori benefici, costano più di 1 milione di Reais l'anno (circa 500 mila euro ndr).
In febbraio, l'ex-presidente e la "delfina" hanno imposto la mozione approvata dall'immensa maggioranza della Camera. Entrambi assicurano di governare per i poveri.
Secondo numeri ufficiali, 47,7 milioni di brasiliani sopravvivono con un salario minimo o meno. Se Lula, Dilma e i loro soci provassero a trascorrere un mese con 545 Reais, conoscerebbero l'abisso che separa il paese reale dal Brasile Meraviglia che esiste solo nella recita che il suo inventore ha nascosto in un cassetto.
E' molto probabile che il pagliaccio Tiririca (Dilma, ndR), eletto da quel brufolo chiamato suffragio universale con 1,3 milioni di voti, cominci a percepire che le sue pagliacciate finiranno al Congresso (il Parlamento brasiliano, ndR). La concorrenza è molto grande!








venerdì 6 maggio 2011

La strage di Rio de Janeiro





 Una riflessione merita la notizia delle strage in Brasile di giovedì 7 aprile. A Realengo, zona ovest di Rio de Janeiro,  un uomo di 24 anni, Wellington Menezes de Oliveira, è entrato nella scuola pubblica Tasso da Silveira – di cui era un ex alunno – e ha aperto il fuoco uccidendo 12 studenti, 10 bambine e 2 bambini, ferendone 18. Il massacro sarebbe stato anche peggiore se non fosse intervenuto un poliziotto, che ha ferito l’aggressore che si è immediatamente suicidato. In Brasile, dove si spara un pò dappertutto, non era mai successo niente di simile in una scuola.
L’omicida – suicida aveva con sé una lettera, dal cui contenuto si capisce che soffriva di schizofrenia. Questa malattia mentale è stato confermata anche dai suoi fratellastri, che hanno rivelato che de Oliveira da bambino era stato in cura per disturbi mentali fino all’età di 14 anni. Da allora nessuno si è più curato del suo stato mentale, anzi le sue condizioni sono peggiorate quando gli sono morti entrambi i genitori e lui è rimasto a vivere da solo nella casa paterna a Sepetiba, un quartiere degradato di Rio de Janeiro. Sui giornali e in televisione si è detto che dall’aspetto – barba lunga e uniforme tipo militare – e da alcuni passi della sua lettera l’uomo fosse un simpatizzante “fondamentalista”, in realtà il suo era delirio e la stessa Associazione Musulmana Brasiliana ha smentito, a mezzo stampa, qualunque collegamento con l’aggressore[1].
La polizia ha fermato e interrogato due uomini, sospettati di avergli venduto illegalmente una della due armi usate per il massacro, una pistola calibro 32. Entrambi hanno confermato il fatto. Loro hanno fatto da intermediari tra de Oliveira e il venditore – un delinquente che sarebbe stato ucciso durante il Carnevale di Rio de Janeiro –  trattenendo per la “commissione” 60 Reais (circa 25 Euro) dai 260 pattuiti (circa 120 Euro)[2].
Il Brasile ha reagito commosso a questa notizia, a Rio de Janeiro sono stati proclamati sette giorni di lutto cittadino, anche Dilma Rousseff ha voluto ricordare i “piccoli brasiliani vittime della strage”. A Copacabana si è tenuta una manifestazione: centinaia di persone sono scese in strada sventolando delle bandiere brasiliane macchiate di rosso (insanguinate), per dire simbolicamente basta alle morti violente.
In effetti il numero di morti in Brasile per omicidio non accenna a diminuire, anzi rappresenta, dopo infarto e cancro, la terza causa di mortalità. Secondo gli studi compiuti negli ultimi anni, risulta che il tasso di omicidi in Brasile è stato, nel 2008, di 25,8 per 100.000 abitanti. Per dare un’idea lo stesso indice in Italia è stato 1,1 e negli Usa – nazione paragonabile al Brasile per la facilità di reperire un’arma – è stato di 6[3].
Il Paese rappresenta il 3% della popolazione mondiale e concentra il 9% degli omicidi commessi nel mondo. Negli ultimi dieci anni gli omicidi sono cresciuti del 29%. Tra i giovani (dai 20 ai 29 anni) l’indice è aumentato del 48%.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), 512.000 persone sono state assassinate in Brasile dal 1997 al 2007. Un numero paragonabile alle guerre più cruente, come quella in Angola che fece 550.000 vittime tra il 1975 ed il 2002. Oltretutto il conflitto africano durò ben 27 anni.
Si tratta, pertanto, di una vera epidemia, principalmente tra la popolazione giovane, maschile, nella fascia di età dai 14 ai 24 anni.
Se prima la crescita della violenza sembrava essere ristretta alle grandi capitali, oggi i tassi stanno crescendo nelle medie e piccole città. Nella fascia di età dai 5 ai 14 anni presenta un aumento del 46.5% e nella fascia di età dai 15 ai 29 anni si e’ avuto un incremento del 64,4% delle morti.
I giovani, soprattutto i maschi di razza parda[4] e negra, sono i più a rischio, nel 2008 sono morti in proporzione 103,4% più negri che bianchi, ovvero più del doppio. Tra le cause dell’aumento della criminalità tra i minorenni, ci sono state: il crimine organizzato, le gangs, l’aumento del consumo di droghe e l’assenza di pene. Tra i crimini praticati dai giovani, i tassi che sono cresciuti di più: i latrocini (furto seguito da morte), gli omicidi, il porto d’armi e il traffico di stupefacenti.
Per localizzazione geografica, i tassi di omicidio sono aumentati tra il 1998 ed il 2008 soprattutto in alcuni Stati nel nord del Brasile (Alagoas e Espirito Santo), ma anche del sud (Parana’) mentre sono diminuiti in altri tradizionalmente violenti (São Paulo e Rio de Janeiro).
In quanto alla suddivisione per sesso, le morti per omicidio in Brasile colpiscono soprattutto la popolazione maschile.
Nell’ambito delle speciali classifiche internazionali per numero di morti per omicidio, il Brasile si colloca al 6° posto preceduto solo dai Paesi del Centro America, dove si sono spostate dalla Colombia negli ultimi anni le organizzazioni criminali del narcotraffico.
Affrontata in questo contesto,  si può capire perché in Brasile la strage di Rio de Janeiro ha riaperto la ferita mai chiusa delle morti giovanili violente. Inoltre la città carioca sarà una delle sedi dei Campionati mondiali di calcio nel 2014 e la sede delle Olimpiadi nel 2016, nonostante alcune critiche (vedi Chicago) nessuno in Brasile ha mai messo in discussione la bontà della scelta. Ora bisognerà lavorare molto sulla sicurezza.


[2] Ibidem
[4] In Brasile, pardo è una categoria di razza/colore usata dall’Istituto Brasiliano di Geografia Statistica nei censimenti. La parola vuol dire “marrone” o “grigio-marrone”. La parola ha origine coloniale e indica una persona di razza mista composta delle tre razze: amerinda, negra e bianca.

giovedì 5 maggio 2011

Il Brasile sovvenziona la “lotta all’omofobia” nelle scuole. E l’Unesco lo elogia.

Illustrazione dell'Unesco "I miei due padri"


“Attenzione genitori di alunni di 7, 8, 9 e 10 anni, della scuola pubblica: l’anno prossimo, i vostri figli riceveranno a scuola un kit intitolato Lotta all’Omofobia. In realtà, è uno stimolo all’omosessualità, alla promiscuità. Questo kit contiene dei Dvd con due storielle. I vostri figli di 7 anni le vedranno l’anno prossimo, nel caso non rimediamo adesso…()…se un ragazzino ha una devianza di comportamento molto giovane, deve essere riportato sulla strada giusta, se necessario anche con dei ceffoni. Mi accusano di essere violento, ma non sono promiscuo, non sono una canaglia con le famiglie brasiliane!”.[i]

Queste parole sono state pronunciate al Congresso Brasiliano il 30 novembre scorso dal deputato Jair Bolsonaro, del Partito Progressista dello Stato di Rio de Janeiro. Bolsonaro è intervenuto per portare all’attenzione dei suoi colleghi deputati il progetto del Governo Lula (adesso Rousseff) di distribuire in seimila scuole pubbliche brasiliane del materiale audio e video che il governo chiama “kit per la lotta all’omofobia” e che è conosciuto tra i brasiliani con il nome di “kit gay”. Il progetto è già in uno stadio molto avanzato; il 23 novembre scorso si è tenuto, presso la Camera dei Deputati, il seminario “Scuola senza omofobia”, proposto dalle Commissioni dei Diritti Umani e Minoranze, Legislazione Partecipativa ed Educazione e Cultura. Durante il seminario sono stati trasmessi due film che fanno parte del “kit gay” in cui degli adolescenti raccontano le loro storie di “diversi”.

“Quello che vogliamo è che questo materiale non faccia l’apologia dell’omosessualità, ma che faccia l’apologia della cittadinanza e il rispetto dei diritti umani”, chiosa la voce fuori campo di Toni Reis, presidente della Abglt (Associazione brasiliana gay lesbiche trans), durante uno di questi video andati in onda alla Camera e prossimamente nelle scuole. Lo stesso fervente entusiasmo non hanno i brasiliani che un sondaggio dell’istituto Vox Populi del 5 dicembre scorso afferma “essere in maggioranza contro le unioni civili tra omosessuali e l’adozione da parte di coppie omosessuali…()…il 60% della popolazione crede che l’unione civile tra omosessuali non dovrebbe essere permessa in Brasile…()…quanto all’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali, il 61% sostiene che questo diritto non deve essere concesso”.

Purtroppo per i brasiliani, il governo sostiene Reis nella sua opera di “rieducazione” dei giovani scolari. La scuola riveste un ruolo di primo piano nel “progetto” dei due governi Lula e in quello attuale. Il Ministero dell’Educazione Brasiliano ha, a tale scopo, redatto un documento programmatico che si chiama “Orientamento Sessuale”; alcuni degli obiettivi dichiarati sono di insegnare agli alunni:

  • A rispettare la diversità di valori, credenze e comportamenti esistenti e relativi alla sessualità, riconoscendo e rispettando le diverse forme di attrazione sessuale e il loro diritto di espressione, garantita la dignità dell’essere umano;
  • a comprendere la ricerca di piacere come una dimensione salutare della sessualità umana;
  • identificare e ripensare tabù e preconcetti inerenti alla sessualità, evitando comportamenti discriminatori e intolleranti e analizzando criticamente gli stereotipi;
  • a riconoscere come determinazioni culturali le caratteristiche socialmente attribuite al maschile e femminile, prendendo una posizione contro le discriminazioni ad esse associate.[ii]

L’orientamento sessuale è già materia di insegnamento nelle scuole di primo grado[iii], ingenti somme sono state spese per formare gli insegnanti in questa disciplina, dal momento che prima non esistevano. Lo slogan dell’iniziativa è: “Scuola senza omofobia”. I bambini familiarizzano con concetti come “trasversalità”, “diversità”, ecc. Possiamo solo immaginare il “disorientamento” arrecato a dei bambini che provengono già da situazioni di estremo disagio.

C’è di più. Il famigerato “kit per gay” piace anche all’Unesco. Il 3 marzo c’è stato uno scambio di corrispondenza tra Reis e il direttore dell’Unesco in Brasile, Vincent Defourny. Quest’ultimo ha risposto che: ”questo insieme di materiali è stato concepito come strumento per incentivare il processo di formazione continua degli insegnanti…..()…poiché aumentano nel paese i casi di sofferenza di adolescenti gay, lesbiche, ecc..()…Siamo certi che questo materiale contribuirà alla riduzione dello stigma e della discriminazione, così come per promuovere una scuola più giusta e di qualità”.[iv]

La lettera di Defourny non è sorprendente. Bisogna considerare che proprio l’Unesco ha divulgato nel 2009 un documento dal titolo “International Guidelines to Sexual Education”, in cui si caldeggiano gli Stati ad inserire nei programmi scolastici rivolti agli alunni fra i 5 ed i 18 anni l’educazione sessuale, e si forniscono delle linee guida. Per esempio, si suggerisce la divisione in gruppi di età. Alcuni degli argomenti trattati sono: insegnare ad un bambino a “conoscere” il proprio sesso; imparare cosa è l’aborto; prendere coscienza che la famiglia può essere sia eterosessuale sia omosessuale; riconoscere che la sessualità non è sempre associata ai concetti tradizionali di maschile e femminile, ma che può cambiare a seconda del “contesto culturale” in cui è inserita[v].

Se consideriamo che i bambini di quell’età hanno una spiccata tendenza alla ricettività, ad immagazzinare i dati ricevuti, ad essere delle “spugne”, è evidente che questo progetto non è frutto dell’improvvisazione o dell’improvvidenza di una classe dirigente. Aggiungiamo che il Brasile ha un tasso di scolarizzazione tra i più bassi al mondo e l’istruzione pubblica non è all’altezza di quella privata; in questo scenario forse sarebbe stato più adeguato destinare degli investimenti pubblici per insegnare ai giovani brasiliani le materie di sempre (il portoghese, la storia, la geografia, la matematica, ecc) piuttosto che forgiare “l’uomo nuovo” brasiliano rieducandolo.     




[i] Il video integrale dell’intervento al Congresso Brasiliano è sul sito web del deputato http://www.bolsonaro.com.br/jair/
[ii] Documento “Orientaçao Sexual”, pagina 311, Ministero dell’Educazione brasiliano, http://portal.mec.gov.br/seb/arquivos/pdf/orientacao.pdf
[iii] Ovvero le scuole per gli alunni tra i 7 ed i 10 anni di età.