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giovedì 19 maggio 2011

La devianza comincia a scuola

Il Ministro dell'Educazione brasiliano, Fernando Haddad
La maggioranza dei brasiliani è eterossessuale e contraria alle pratiche omosessuali. Ma il governo tira dritto e vara la sua riforma: fra pochi giorni il "kit per i gay" arriverà nelle scuole pubbliche. Sarà omosessualità di Stato

Il ministro Fernando Haddad ha negato che il Ministero dell’Educazione (MEC) abbia deciso di modificare il contenuto del “kit per la lotta all’omofobia” che verrà distribuito nelle scuole pubbliche del ciclo secondario. Questo giovedì, 18 maggio, egli (Haddad, n.d.R.) ha incontrato i parlamentari evangelici che sono contrari al materiale, assicurando loro che potranno manifestare le loro opinioni alla commissione di pubblicazione del materiale ministeriale, ma che questi suggerimenti non saranno necessariamente allegati.

«Il materiale ordinato dal Ministero dell’Educazione serve a combattere la violenza contro gli omosessuali nelle scuole pubbliche del paese. La violenza contro questo pubblico è enorme e l’educazione è un diritto di tutti i brasiliani, indipendentemente dalla razza, dalla religione o dal sesso. Le istituzioni pubbliche devono essere pronte a ricevere queste persone e ad appoggiarle nel loro sviluppo», si è difeso Haddad durante il programma sul canale radio Bom Dia.
Il “kit omofobia”, come viene chiamato, è stato preparato dalle associazioni in difesa dei diritti umani e della popolazione LBGT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) a partire dalla diagnosi che manca materiale adeguato e formazione degli insegnanti per trattare l’argomento. Il materiale è composto di cartelle, un libro con suggerimenti di attività per l’insegnante e tre filmati.

Il ministero prevede che i kit arriveranno nelle scuole nel secondo semestre del 2011. Il materiale è rivolto ad alunni della scuola media – a partire dai 15 anni.

Fonte: Estadao.com.br

martedì 17 maggio 2011

San Paolo: casi di epatite aumentano del 57%




La capitale ha registrato un aumento del 56,9% nel numero di diagnosi di epatite virale in cinque anni, secondo dati dell’Ambulatorio per le Epatiti del Centro di Riferimento e Addestramento in DST/Aids (CRT-DST/Aids), che dipende dalla Segreteria Statale della Salute. Nel 2004, quando l’unità ha iniziato la propria attività, furono rilevati 388 casi di malattia, il cui numero è schizzato a 609 nel 2009 – anno dell’ultimo dato aggregato disponibile.
Tanto tra gli uomini quanto tra le donne diagnosticati con epatite, il tipo C è stato quello più riscontrato, proprio la forma più pericolosa della malattia – poiché è associata ad un’evoluzione verso la cirrosi, secondo gli specialisti. Il contatto con sangue infetto è la maniera più comune di contagio – una lima per le unghie non sterilizzata, per esempio, la può trasmettere. Tra i pazienti di sesso maschile contagiati, il 51,8% erano portatori del tipo C, un indice che è arrivato al 69,8% nella popolazione femminile.
Tra i comportamenti responsabili di provocare l’epatite ci sono: l’abuso di medicinali, l’uso di droghe, la dipendenza dall’alcol.

Fonte: Estadao.com.br

lunedì 16 maggio 2011

Un sisma registrato sulle coste brasiliane





Un terremoto di magnitudine 6 della scala Richter è stato registrato ieri 15 maggio nell’Oceano Atlantico nella costa del Brasile, ha informato il centro di ricerca geologica degli Stati Uniti d’America.
La scossa è avvenuta alle 10:08 ora di Brasilia ed è stata localizzata 1227 chilometri ad ovest – nord ovest di Natal. Il centro di ricerca statunitense ha reso noto che il sisma si è verificato ad una profondità di nove chilometri, ma non ci sono indicazioni immediate di tsunami.
Raggiunto dall’Agenzia di Stato, il Centro di Coordinamento dell’Emergenza e della Difesa Civile di Rio Grande del Nord ha comunicato che al momento non dispone di informazioni al riguardo.
Secondo il blog brasiliano “A Nova Ordem Mundial”, che ha pubblicato oggi la notizia, potrebbe trattarsi di un terremoto provocato ad arte secondo lo schema consueto del progetto HAARP.
Che il sisma possa essere utilizzato come un’arma (la c.d. “arma sismica”) è stato confermato in un’intervista rilasciata a Limes dal Generale Mini, in tempi non sospetti.

venerdì 13 maggio 2011

I pesticidi che non ti aspetti


Una notizia che riguarda anche noi, dal momento che, in un mondo ahi noi sempre più globalizzato, importiamo e consumiamo moltissimi prodotti brasiliani

 Campione mondiale per uso di pesticidi, il Brasile è divenuto negli ultimi anni il principale mercato dei prodotti proibiti in altre nazioni. Nelle serre brasiliane si impiegano almeno dieci prodotti banditi nell’Unione Europea, Stati Uniti d’America e uno in Paraguai. L’informazione è dell’Anvisa (Agenzia Nazionale della Vigilanza Sanitaria), sulla scorta di dati delle Nazioni Unite e del Ministero dello Sviluppo, Industria e Commercio.
Nonostante sia prevista una normativa, il governo ritarda a sottoporre a nuove verifiche questi prodotti, tappa indispensabile per limitarne l’utilizzo o ritirarli dal commercio. Da quando, nel 2000, fu creato nell’Anvisa il sistema di verifica, quattro sostanze sono state proibite. Nel 2008 una nuova lista di verifica fu redatta, ma, a causa di divergenze nel governo, pressioni politiche ed azioni giudiziarie, poco è stato fatto.
Finora, dei 14 prodotti che dovrebbero essere sottoposti a verifica, c’è stata una sola decisione: la ciexatina, utilizzata nella coltivazione degli agrumi, è stata bandita a partire da quest’anno.
Mentre le decisioni vengono rimandate, aumenta  l’uso dei pesticidi sospetti di danneggiare la salute. Un esempio è l’endosulfame, associato a problemi endocrini. Dati della Segreteria del Commercio con l’Estero mostrano che il paese ha importato 1,84 milioni di tonnellate del prodotto nel 2008. Nel 2009, la cifra è schizzata a 2,37 milioni di tonnellate.
«Stiamo consumando la spazzatura che altre nazioni rifiutano», riassume la coordinatrice del Sistema Nazionale dell’Informazione Tossico Farmacologica della Fondazione Oswaldo Cruz, Rosany Bochner.
Il coordinatore generale dei Pesticidi e Affini del Ministero dell’Agricoltura, Allevamento e Rifornimento, Luís Rangel, ammette che i prodotti proibiti negli altri paesi e candidati a verifica in Brasile registrano un aumento anormale di consumo tra i produttori nazionali.

I primi atti di Dilma



Una notizia che dimostra quanto odio c'è contro i cattolici

Durante la sua prima settimana di presidenza, Dilma Rousseff ha apportato dei cambiamenti nel suo ufficio. Ha sostituito un computer da tavolo con uno portatile e (soprattutto) ha fatto rimuovere la Bibbia dalla scrivania e il crocifisso dalla parete.
Nel corso della campagna elettorale, l’allora candidata si dichiarò cattolica e fu attaccata dai suoi avversari con l’accusa di avere cambiato le proprie posizioni religiose.

Donna avvelena marito mettendosi veleno nella vagina



Dedicato a tutti gli italiani che si sposano con le brasiliane

A Rio Preto, in Brasile, pare che le mogli dopo animate discussioni non scherzino affatto e siano piuttosto vendicative.
Un uomo di 43 anni, infatti, ha denunciato sua moglie dopo che lei ha tentato di assassinarlo mettendosi del veleno nella vagina e obbligandolo ad avere un rapporto orale con lei.
I due poco prima avevano litigato pesantemente e, il cambiamento d’umore repentino di lei, ha fatto salire i sospetti di lui che prima di praticare sesso orale (che ricordiamo dicono provochi il cancro alla gola) ha avvertito un forte odore intorno all’organo sessuale della moglie, ma non l’ha scampata perchè ha comunque inalato i fumi del veleno, sentendosi male quasi subito.
L’uomo, successivamente, si è recato in ospedale per capire che cosa fosse successo e le analisi del sangue hanno svelato che erano presenti sostanze tossiche nel suo organismo, da lì tutto è stato ricollegato ma la moglie nel frattempo aveva già fatto perdere le sue tracce.

mercoledì 11 maggio 2011

L'eredità di Lula








Il 4 aprile l’agenzia di rischio Fitch Ratings ha deciso di migliorare la classificazione del rischio del Brasile da “BBB-“ a “BBB”, ha motivato la scelta «rivedendo la prospettiva da stabile a positiva e evidenziando che la transizione al governo di Dilma Rousseff è stata gradita, dal momento che presenta un contenimento “efficiente delle spese».[i] Il Banco Central do Brasil (Banca Centrale Brasiliana) ha commentato così la notizia: « La decisione di Fitch Ratings di elevare la classificazione del rischio del Brasile, annunciata oggi, è il riconoscimento della consistenza politica economica nel corso degli anni e del miglioramento dei suoi fondamentali, ottenuto attraverso le politiche degli obiettivi dell’inflazione, cambio fluttuante, accumulo delle riserve internazionali, responsabilità fiscale e solidità del sistema finanziario».[ii]

Questo significa che il Brasile pagherà alle entità internazionali (Fondo Monetario Internazionale in testa)  per il servizio del debito estero tassi di interesse meno elevati.
Ma a quanto ammonta il debito estero del Brasile? A febbraio era pari a 431,08 miliardi di Reais (circa 190 miliardi di Euro), relativamente pochi se confrontati con i 335 miliardi di Reais (circa 147 miliardi di Euro) del 2002, quando il governo Lula subentrò a quello Cardoso. Ma come è riuscito Lula a mantenerlo a livelli costanti dal 2002? Semplice, nel 2008 il Brasile ha «saldato tutti i debiti verso l’estero». Anzi un Lula in versione smagliante annunciava alla stampa: «in 500 anni di storia, per la prima volta da ieri siamo passati ad avere più riserve che debito pubblico e privato».[iii]

E tutti i giornali di regime si produssero in peana per Lula, il sindacalista operaio ecologista che dopo avere salvato la democrazia, il proletariato, l’Amazzonia diventava anche il paladino dell’economia per «avere combattuto la povertà e l’esclusione sociale».[iv] Teoricamente è vero che il Brasile ha pagato tutti i debiti con l’estero nel 2008, peccato che l’azzeramento sia stato solo un trucco contabile di Mantega, il Ministro delle Finanze, in quanto il debito estero è diventato interno, cioè debito pubblico. In pratica si è passati da una situazione di debito con gli enti internazionali ad un’altra di debito con il Banco Central do Brasil e quindi con le banche private “operanti” in Brasile.

Quando entrò in carica il primo governo Lula (2002), difatti, il (falso) debito pubblico interno del Brasile ammontava a 640 miliardi di Reais che divennero 1.400 trilioni nel 2007 ovvero più del doppio del valore del 2002, e contemporaneamente il debito estero fu azzerato. Così gli ignari cittadini brasiliani si accollarono, oltre all’odioso fardello del debito pubblico, il debito contratto dai loro governi con l’usura internazionale. Questo comportamento criminale ed i rischi da esso derivanti, sono stati già messi in luce nel 2010 da un serio – e inascoltato – economista, Waldir Serafim in suo articolo pubblicato dal giornale Só Noticias (Solo Notizie). Il ragionamento di Serafim è il seguente: la gestione finanziaria delle finanze di un governo dovrebbe assomigliare a quella di una famiglia. Chiedere un prestito per comprare una casa ha un senso, a patto di rientrare nel bilancio; se, invece, la famiglia si indebita per fare una festa non rimarrà nulla e quando finirà il momento di euforia rimarranno solo i debiti e molti incubi, nient’altro.

Il Brasile, prosegue, può essere paragonato alla famiglia che si indebita: spende troppo, irresponsabilmente, e si indebita. Il governo non riesce a pagare i debiti in scadenza, neanche gli interessi, ricorre alle banche per rifinanziare i suoi debiti, il che crea uno spread (una differenza tra il tasso base di interesse e gli interessi effettivamente pagati) sempre più elevato. Il governo è ormai ostaggio delle banche: ha bisogno di denaro per frenare il proprio debito e viene costretto a pagare interessi sempre più alti.[v] Il vero problema, secondo Serafim, è che il governo chiede soldi in prestito non per destinarli agli investimenti pubblici (strade, scuole, ospedali, ecc.), ma per fare delle feste che non lasceranno nessun beneficio alle generazioni future. Solo sistemando la casa, conclude, si potrà mettere un freno.[vi]

Più di un anno è trascorso da quando è stato scritto questo articolo, che ne è stato del debito interno del Brasile? Leggendo la Relazione Trimestrale della Banca Centrale Brasiliana di Alexandre Antonio Tombini, al 31 dicembre 2010 il debito interno liquido era pari a 1835,12 trilioni di Reais, un aumento del 76% dal valore del 2007, che rappresenta in percentuale del Prodotto Interno Lordo il 49,9%.
E dopo il cambio di governo sono state prese delle misure di contenimento del debito? Sembrerebbe di no. A fine febbraio era arrivato a 1885,40 trilioni di Reais, in percentuale il 50,5% del Pil. Insomma, sulla falsariga dell’eredità di Lula, con Dilma continua la festa. Presto o tardi, il Carnevale di Lula-Dilma finirà e allora, passata l’ubriacatura, al Brasile rimarranno solo debiti da pagare. A guadagnare saranno solo i banchieri. Il destino del Brasile può essere riassunto dalle sue banconote e nella sfrontata – per il cattolico – frase che sta scritta: «Deus seja louvado», (Dio sia lodato). Ne siamo certi non c’entra nulla Dio, si tratta di Mammona, il dio denaro, l’unica divinità che il banchiere adora

lunedì 9 maggio 2011

Il volto dell'ipocrisia

Lula e consorte, Dona Marisa. Lei vanta origini venete ed ha la doppia cittadinanza brasiliana - italiana.



Una notizia che data ormai qualche mese. I politicanti brasiliani hanno adeguato i loro emolumenti e prebende a quelli dei loro omologhi italiani. Facendo due conti con il cambio, la loro indennità arriva a circa 12 mila Euro. Come dire, il mio politicante è più farabutto del tuo.

Tra il salario minimo ritoccato dalla Camera (545 Reais, circa 220 Euro ndR) e il salario di coloro che approvarono il rialzo (26.723,13 Reais, dopo l'aumento del 61,8% che si sono concessi a dicembre), la differenza è di 26.178,13 Reais. Questa somma equivale a: 

131 bolsas-familia (si tratta di sussidi alle famiglie nullatenenti)
476 chili di picanha (è un taglio di carne bovina dello zebù, un incrocio di mucche di razze diverse consumata in Brasile)
1.189 chili di contro filetto
11.382 chili riso
4.363 chili di fagioli
9.027 biglietti della metropolitana di San Paolo
1.454 biglietti del cinema
52 biciclette (ndR in un paese dove la macchina è un lusso più che da noi, la bici è molto usata)
22 televisori Samsung Lcd 32"
18 frigoriferi Brastemp da 342 litri
131 paia di scarpe Nike Air Max (ndR le scarpe da ginnastica sono un lusso per pochi, il loro prezzo potendo arrivare anche a 300 Euro)
145 biglietti andata e ritorno da Rio de Janeiro a San Paolo
1.047 libri per bambini
1.745 Dvd
21 computer (portatile HP con processore Intel Dual Core, 3 gigabytes di memoria e Hard Disk di 320 gigabytes)


In dicembre, Lula e Dilma Rousseff non hanno visto nulla di sbagliato nell'aumento improvviso approvato dal Congresso che controllano. Il discorso di austerità non vale per le indennità che, sommate agli ulteriori benefici, costano più di 1 milione di Reais l'anno (circa 500 mila euro ndr).
In febbraio, l'ex-presidente e la "delfina" hanno imposto la mozione approvata dall'immensa maggioranza della Camera. Entrambi assicurano di governare per i poveri.
Secondo numeri ufficiali, 47,7 milioni di brasiliani sopravvivono con un salario minimo o meno. Se Lula, Dilma e i loro soci provassero a trascorrere un mese con 545 Reais, conoscerebbero l'abisso che separa il paese reale dal Brasile Meraviglia che esiste solo nella recita che il suo inventore ha nascosto in un cassetto.
E' molto probabile che il pagliaccio Tiririca (Dilma, ndR), eletto da quel brufolo chiamato suffragio universale con 1,3 milioni di voti, cominci a percepire che le sue pagliacciate finiranno al Congresso (il Parlamento brasiliano, ndR). La concorrenza è molto grande!








venerdì 6 maggio 2011

La strage di Rio de Janeiro





 Una riflessione merita la notizia delle strage in Brasile di giovedì 7 aprile. A Realengo, zona ovest di Rio de Janeiro,  un uomo di 24 anni, Wellington Menezes de Oliveira, è entrato nella scuola pubblica Tasso da Silveira – di cui era un ex alunno – e ha aperto il fuoco uccidendo 12 studenti, 10 bambine e 2 bambini, ferendone 18. Il massacro sarebbe stato anche peggiore se non fosse intervenuto un poliziotto, che ha ferito l’aggressore che si è immediatamente suicidato. In Brasile, dove si spara un pò dappertutto, non era mai successo niente di simile in una scuola.
L’omicida – suicida aveva con sé una lettera, dal cui contenuto si capisce che soffriva di schizofrenia. Questa malattia mentale è stato confermata anche dai suoi fratellastri, che hanno rivelato che de Oliveira da bambino era stato in cura per disturbi mentali fino all’età di 14 anni. Da allora nessuno si è più curato del suo stato mentale, anzi le sue condizioni sono peggiorate quando gli sono morti entrambi i genitori e lui è rimasto a vivere da solo nella casa paterna a Sepetiba, un quartiere degradato di Rio de Janeiro. Sui giornali e in televisione si è detto che dall’aspetto – barba lunga e uniforme tipo militare – e da alcuni passi della sua lettera l’uomo fosse un simpatizzante “fondamentalista”, in realtà il suo era delirio e la stessa Associazione Musulmana Brasiliana ha smentito, a mezzo stampa, qualunque collegamento con l’aggressore[1].
La polizia ha fermato e interrogato due uomini, sospettati di avergli venduto illegalmente una della due armi usate per il massacro, una pistola calibro 32. Entrambi hanno confermato il fatto. Loro hanno fatto da intermediari tra de Oliveira e il venditore – un delinquente che sarebbe stato ucciso durante il Carnevale di Rio de Janeiro –  trattenendo per la “commissione” 60 Reais (circa 25 Euro) dai 260 pattuiti (circa 120 Euro)[2].
Il Brasile ha reagito commosso a questa notizia, a Rio de Janeiro sono stati proclamati sette giorni di lutto cittadino, anche Dilma Rousseff ha voluto ricordare i “piccoli brasiliani vittime della strage”. A Copacabana si è tenuta una manifestazione: centinaia di persone sono scese in strada sventolando delle bandiere brasiliane macchiate di rosso (insanguinate), per dire simbolicamente basta alle morti violente.
In effetti il numero di morti in Brasile per omicidio non accenna a diminuire, anzi rappresenta, dopo infarto e cancro, la terza causa di mortalità. Secondo gli studi compiuti negli ultimi anni, risulta che il tasso di omicidi in Brasile è stato, nel 2008, di 25,8 per 100.000 abitanti. Per dare un’idea lo stesso indice in Italia è stato 1,1 e negli Usa – nazione paragonabile al Brasile per la facilità di reperire un’arma – è stato di 6[3].
Il Paese rappresenta il 3% della popolazione mondiale e concentra il 9% degli omicidi commessi nel mondo. Negli ultimi dieci anni gli omicidi sono cresciuti del 29%. Tra i giovani (dai 20 ai 29 anni) l’indice è aumentato del 48%.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), 512.000 persone sono state assassinate in Brasile dal 1997 al 2007. Un numero paragonabile alle guerre più cruente, come quella in Angola che fece 550.000 vittime tra il 1975 ed il 2002. Oltretutto il conflitto africano durò ben 27 anni.
Si tratta, pertanto, di una vera epidemia, principalmente tra la popolazione giovane, maschile, nella fascia di età dai 14 ai 24 anni.
Se prima la crescita della violenza sembrava essere ristretta alle grandi capitali, oggi i tassi stanno crescendo nelle medie e piccole città. Nella fascia di età dai 5 ai 14 anni presenta un aumento del 46.5% e nella fascia di età dai 15 ai 29 anni si e’ avuto un incremento del 64,4% delle morti.
I giovani, soprattutto i maschi di razza parda[4] e negra, sono i più a rischio, nel 2008 sono morti in proporzione 103,4% più negri che bianchi, ovvero più del doppio. Tra le cause dell’aumento della criminalità tra i minorenni, ci sono state: il crimine organizzato, le gangs, l’aumento del consumo di droghe e l’assenza di pene. Tra i crimini praticati dai giovani, i tassi che sono cresciuti di più: i latrocini (furto seguito da morte), gli omicidi, il porto d’armi e il traffico di stupefacenti.
Per localizzazione geografica, i tassi di omicidio sono aumentati tra il 1998 ed il 2008 soprattutto in alcuni Stati nel nord del Brasile (Alagoas e Espirito Santo), ma anche del sud (Parana’) mentre sono diminuiti in altri tradizionalmente violenti (São Paulo e Rio de Janeiro).
In quanto alla suddivisione per sesso, le morti per omicidio in Brasile colpiscono soprattutto la popolazione maschile.
Nell’ambito delle speciali classifiche internazionali per numero di morti per omicidio, il Brasile si colloca al 6° posto preceduto solo dai Paesi del Centro America, dove si sono spostate dalla Colombia negli ultimi anni le organizzazioni criminali del narcotraffico.
Affrontata in questo contesto,  si può capire perché in Brasile la strage di Rio de Janeiro ha riaperto la ferita mai chiusa delle morti giovanili violente. Inoltre la città carioca sarà una delle sedi dei Campionati mondiali di calcio nel 2014 e la sede delle Olimpiadi nel 2016, nonostante alcune critiche (vedi Chicago) nessuno in Brasile ha mai messo in discussione la bontà della scelta. Ora bisognerà lavorare molto sulla sicurezza.


[2] Ibidem
[4] In Brasile, pardo è una categoria di razza/colore usata dall’Istituto Brasiliano di Geografia Statistica nei censimenti. La parola vuol dire “marrone” o “grigio-marrone”. La parola ha origine coloniale e indica una persona di razza mista composta delle tre razze: amerinda, negra e bianca.

giovedì 5 maggio 2011

Il Brasile sovvenziona la “lotta all’omofobia” nelle scuole. E l’Unesco lo elogia.

Illustrazione dell'Unesco "I miei due padri"


“Attenzione genitori di alunni di 7, 8, 9 e 10 anni, della scuola pubblica: l’anno prossimo, i vostri figli riceveranno a scuola un kit intitolato Lotta all’Omofobia. In realtà, è uno stimolo all’omosessualità, alla promiscuità. Questo kit contiene dei Dvd con due storielle. I vostri figli di 7 anni le vedranno l’anno prossimo, nel caso non rimediamo adesso…()…se un ragazzino ha una devianza di comportamento molto giovane, deve essere riportato sulla strada giusta, se necessario anche con dei ceffoni. Mi accusano di essere violento, ma non sono promiscuo, non sono una canaglia con le famiglie brasiliane!”.[i]

Queste parole sono state pronunciate al Congresso Brasiliano il 30 novembre scorso dal deputato Jair Bolsonaro, del Partito Progressista dello Stato di Rio de Janeiro. Bolsonaro è intervenuto per portare all’attenzione dei suoi colleghi deputati il progetto del Governo Lula (adesso Rousseff) di distribuire in seimila scuole pubbliche brasiliane del materiale audio e video che il governo chiama “kit per la lotta all’omofobia” e che è conosciuto tra i brasiliani con il nome di “kit gay”. Il progetto è già in uno stadio molto avanzato; il 23 novembre scorso si è tenuto, presso la Camera dei Deputati, il seminario “Scuola senza omofobia”, proposto dalle Commissioni dei Diritti Umani e Minoranze, Legislazione Partecipativa ed Educazione e Cultura. Durante il seminario sono stati trasmessi due film che fanno parte del “kit gay” in cui degli adolescenti raccontano le loro storie di “diversi”.

“Quello che vogliamo è che questo materiale non faccia l’apologia dell’omosessualità, ma che faccia l’apologia della cittadinanza e il rispetto dei diritti umani”, chiosa la voce fuori campo di Toni Reis, presidente della Abglt (Associazione brasiliana gay lesbiche trans), durante uno di questi video andati in onda alla Camera e prossimamente nelle scuole. Lo stesso fervente entusiasmo non hanno i brasiliani che un sondaggio dell’istituto Vox Populi del 5 dicembre scorso afferma “essere in maggioranza contro le unioni civili tra omosessuali e l’adozione da parte di coppie omosessuali…()…il 60% della popolazione crede che l’unione civile tra omosessuali non dovrebbe essere permessa in Brasile…()…quanto all’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali, il 61% sostiene che questo diritto non deve essere concesso”.

Purtroppo per i brasiliani, il governo sostiene Reis nella sua opera di “rieducazione” dei giovani scolari. La scuola riveste un ruolo di primo piano nel “progetto” dei due governi Lula e in quello attuale. Il Ministero dell’Educazione Brasiliano ha, a tale scopo, redatto un documento programmatico che si chiama “Orientamento Sessuale”; alcuni degli obiettivi dichiarati sono di insegnare agli alunni:

  • A rispettare la diversità di valori, credenze e comportamenti esistenti e relativi alla sessualità, riconoscendo e rispettando le diverse forme di attrazione sessuale e il loro diritto di espressione, garantita la dignità dell’essere umano;
  • a comprendere la ricerca di piacere come una dimensione salutare della sessualità umana;
  • identificare e ripensare tabù e preconcetti inerenti alla sessualità, evitando comportamenti discriminatori e intolleranti e analizzando criticamente gli stereotipi;
  • a riconoscere come determinazioni culturali le caratteristiche socialmente attribuite al maschile e femminile, prendendo una posizione contro le discriminazioni ad esse associate.[ii]

L’orientamento sessuale è già materia di insegnamento nelle scuole di primo grado[iii], ingenti somme sono state spese per formare gli insegnanti in questa disciplina, dal momento che prima non esistevano. Lo slogan dell’iniziativa è: “Scuola senza omofobia”. I bambini familiarizzano con concetti come “trasversalità”, “diversità”, ecc. Possiamo solo immaginare il “disorientamento” arrecato a dei bambini che provengono già da situazioni di estremo disagio.

C’è di più. Il famigerato “kit per gay” piace anche all’Unesco. Il 3 marzo c’è stato uno scambio di corrispondenza tra Reis e il direttore dell’Unesco in Brasile, Vincent Defourny. Quest’ultimo ha risposto che: ”questo insieme di materiali è stato concepito come strumento per incentivare il processo di formazione continua degli insegnanti…..()…poiché aumentano nel paese i casi di sofferenza di adolescenti gay, lesbiche, ecc..()…Siamo certi che questo materiale contribuirà alla riduzione dello stigma e della discriminazione, così come per promuovere una scuola più giusta e di qualità”.[iv]

La lettera di Defourny non è sorprendente. Bisogna considerare che proprio l’Unesco ha divulgato nel 2009 un documento dal titolo “International Guidelines to Sexual Education”, in cui si caldeggiano gli Stati ad inserire nei programmi scolastici rivolti agli alunni fra i 5 ed i 18 anni l’educazione sessuale, e si forniscono delle linee guida. Per esempio, si suggerisce la divisione in gruppi di età. Alcuni degli argomenti trattati sono: insegnare ad un bambino a “conoscere” il proprio sesso; imparare cosa è l’aborto; prendere coscienza che la famiglia può essere sia eterosessuale sia omosessuale; riconoscere che la sessualità non è sempre associata ai concetti tradizionali di maschile e femminile, ma che può cambiare a seconda del “contesto culturale” in cui è inserita[v].

Se consideriamo che i bambini di quell’età hanno una spiccata tendenza alla ricettività, ad immagazzinare i dati ricevuti, ad essere delle “spugne”, è evidente che questo progetto non è frutto dell’improvvisazione o dell’improvvidenza di una classe dirigente. Aggiungiamo che il Brasile ha un tasso di scolarizzazione tra i più bassi al mondo e l’istruzione pubblica non è all’altezza di quella privata; in questo scenario forse sarebbe stato più adeguato destinare degli investimenti pubblici per insegnare ai giovani brasiliani le materie di sempre (il portoghese, la storia, la geografia, la matematica, ecc) piuttosto che forgiare “l’uomo nuovo” brasiliano rieducandolo.     




[i] Il video integrale dell’intervento al Congresso Brasiliano è sul sito web del deputato http://www.bolsonaro.com.br/jair/
[ii] Documento “Orientaçao Sexual”, pagina 311, Ministero dell’Educazione brasiliano, http://portal.mec.gov.br/seb/arquivos/pdf/orientacao.pdf
[iii] Ovvero le scuole per gli alunni tra i 7 ed i 10 anni di età.

Povertà estrema: «Non avrei mai pensato che la situazione sarebbe peggiorata»

Antonio e Laurinete: cômodo sem banheiro, janela e com luz clandestina





Recife – Nella baracca di mattoni, senza finestre, senza bagno e senza gas vivono Antonio Barbosa de Freitas, 59 anni, sua moglie, Laurinete de Silva Feitosa, 43, e i figli Juan Deivison, de 8, e Rafaela, de 14. Lo spazio è esiguo, con pentole accatastate a terra, vestiti sparsi e dispensa vuota.


La branda che di notte usano Laurinete e la figlia è il posto di studi e svago durante il giorno. Juan e il padre dormono sul pavimento. Una televisione vecchia è l’unico intrattenimento della famiglia.
Laurinete riesce solo a disegnare il suo nome. Antonio ha fatto le elementari, sa leggere. Lui è stato operaio in una fabbrica di tessuti, in regola. Oggi non ha neppure i documenti. Li ha persi. «Non li ho cercati perché non li usavo, non servono» afferma. Rimane il libretto del lavoro, riposto da qualche parte, «ormai inutile». «Le fabbriche hanno chiuso, sono diventato vecchio, non ho più trovato un lavoro».

Antonio mantiene la famiglia facendo l’accattone. Ogni giorno esce di casa alle 4 e va per strada fino alle 14 raccogliendo cartone, plastica e metallo che vende in un deposito di materiale riciclabile vicino alla favela dove vive, nel quartiere Hipodromo, zona nord della città.

Al mese non riesce ad arrivare a 300 Reais (circa 130 Euro, nota della Redazione). Il carrello che usa glielo hanno prestato. Lui è orgoglioso di non avere mai ammesso «neanche pensato» la possibilità di diventare un emarginato. Anche se guadagna poco, ogni giorno porta qualcosa da mangiare alla famiglia, anche se è solo pane, racconta.

Antonio e Laurinete tentano di consolarsi dicendo che «c’è gente in situazioni ancora peggiori». Ma il tentativo di accettazione della vita miserabile, non toglie la frustrazione. «Quando vedo i miei figli desiderare le cose che non posso dare loro, sento che è perché sono un incapace», afferma Antonio che dice di essere depresso per non potere regalare alla figlia un computer o un videogioco al figlio - «le cose che loro desiderano di più».

Laurinete accarezza il sogno di avere una casetta migliore. Quando si è unita ad Antonio – lei è la terza moglie di lui, che ha già altri tre figli dalle prime due relazioni – immaginava che avrebbero fatto dei progressi nella vita. «Non avrei mai pensato che la situazione sarebbe peggiorata», dice triste. Riconosce che il marito lavora, ma questo non cambia le cose. «Soffro. Ma chi ha sofferto di più è stato Gesù Cristo».



mercoledì 4 maggio 2011

Il Brasile sta invecchiando prima di diventare ricco, dice la Banca Mondiale

Pensionati brasiliani manifestano in piazza contro i tagli alle pensioni


Una relazione sostiene che quasi metà della popolazione brasiliana sarà composta di anziani nel 2050

RIO DE JANEIRO – Una relazione della Banca Mondiale divulgata mercoledì scorso, 6 aprile, mostra che il Brasile invecchia molto più rapidamente che i Paesi sviluppati. Secondo l’inchiesta, le nazioni ricche dapprima sono diventate ricche; dopo, vecchie. Mentre in Francia ci è voluto più di un secolo per avere un aumento dal 7% al 14% della popolazione sopra i 65 anni o più, il Brasile passerà attraverso lo stesso processo in due decenni, dal 2011 al 2031.

Il documento “Invecchiando in un Brasile più vecchio” richiama l’attenzione sul fatto che la popolazione anziana in Brasile, che oggi corrisponde all’11% della popolazione in età attiva, nel 2050 sarà del 49%. A metà della decade 2020-2030, la popolazione in età da lavoro comincerà a diminuire, e tutta la crescita di abitanti brasiliani sarà dovuta all’aumento degli anziani.

Nei prossimi 40 anni, la popolazione brasiliana globale crescerà ad una media di appena lo 0,3% annuo, mentre gli anziani aumenteranno ad un ritmo del 3,2% - 12 volte di più. Così, gli anziani, che erano il 4,9% della popolazione nel 1950 (e ci hanno messo 60 anni per raddoppiare questa proporzione e arrivare al 10,2% nel 2010), triplicheranno al 29,7% fino al 2050.

Questo è molto vicino al 30% degli anziani del Giappone odierno (il Paese più vecchio del Mondo), ed è superiore a tutti i Paesi europei attualmente (la loro media è del 24%). In numeri assoluti, c’erano 2.6 milioni di anziani brasiliani nel 1950, 19,6 milioni nel 2010 e saranno 64 milioni nel 2050.

Impatto

Questi mutamenti avranno un impatto enorme in termini di crescita economica, salute, educazione e pensioni. In termini di crescita, si vive la fine del cosiddetto “boom demografico”, che finisce nel 2020. Il boom succede quando la popolazione in età lavorativa cresce di più della popolazione dipendente (bambini e anziani). Il boom permette di crescere di più e di fare più ricchezza.

Dal punto di vista pensionistico, la situazione è molto negativa. Lo studio calcola che, se non fosse stato per le riforme molto blande dei Governi Fernando Henrique Cardoso e Luis Inácio Lula da Silva, le spese per le pensioni sarebbero cresciute fino all’incredibile percentuale del 37% del Pil. Con le riforme saliranno al 22,4% che è una percentuale molto maggiore di quella di qualunque altro Paese oggi spende per le pensioni (la media è del 15%).

Lo studio afferma che “anche con gli scenari più ottimisti, la crescita delle spese previdenziali dominerà il panorama fiscale nel Brasile”. Conferma, inoltre, che il Brasile spende molto più per gli anziani che per i bambini. Così il Brasile spende più o meno quanto i Paesi dell’ Organizzazione per la Crescita e lo Sviluppo Economico (Ocse) per le pensioni, nonostante abbia metà o meno della popolazione anziana.

Naturalmente rimane meno denaro per l’educazione infantile. La spesa per bambino in Brasile è del 9,8% del salario medio nazionale (non importa se misurata su basa mensile o annuale), mentre nell’Ocse è del 15,5%. D’altra parte, la spesa previdenziale per persona qui è del 66,5%, confrontato con il 30,4% dell’Ocse.

Salute

Nell’area medica, ci saranno anche grandi implicazioni di invecchiamento, poiché le spese aumenteranno. La previsione è che le persone che lavorano come badanti di anziani dovranno raddoppiare fino al 2020 e quintuplicare fino al 2050.

Il lato positivo dell’invecchiamento è l’educazione. Il tasso di natalità sempre inferiore significa che ci saranno sempre meno alunni che entrano nel sistema scolastico, e sarà una grande chance per il Brasile spendere di più per alunno e dare un salto qualitativo all’educazione – sempre che, chiaramente, si cambi la tendenza di passare tutti i fondi che avanzano nell’area sociale ed educativa agli anziani.


Bavagli e censure sotto il sole del Brasile




Se si chiede ad un Brasiliano se esiste libertà di stampa illimitata in Brasile, lui risponderà che nel suo Paese la stampa gode di una libertà praticamente illimitata. In realtà, invece, il Brasile figura tra i Paesi che godono di una libertà di stampa parziale, secondo l’organizzazione internazionale Reporters Without Borders (Inviati Senza Frontiere). Questo si può vedere dall’Indice per il 2010 sulla libertà di stampa nel mondo, pubblicato da RWB[i]. Il Brasile figura al 58° posto in questo indice, preceduto tra i Paesi sudamericani dal Cile (33°), dall’Uruguay (37°), dal Paraguay (54°) e dall’Argentina (55°). Ossia tra i Paesi dove ancora persistono problemi notevoli per la stampa, come “un’eccessiva concentrazione dei media, disparità economiche, tensioni locali, eccessivo numero di processi, restrizioni alla copertura mediatica”.
Senza dubbio in Brasile i media sono nelle mani di pochi proprietari. Emblematico, al riguardo, è il caso di Rete Globo. Stando a quanto dichiara Indymedia Brasil, la Rete Televisiva Globo è nata dagli investimenti del gruppo statunitense Time Life, un’azione all’epoca proibita dalla Costituzione brasiliana. Allo scopo di appurare i fatti, fu nominata una Commissione Parlamentare di Inchiesta, alla fine fu approvato un progetto di legge, con una serie di trucchi, affinché il contratto tra Globo e Time Life fosse considerato legale. Il problema è che nessun altro canale ha ricevuto simili investimenti, rendendo facile a Globo dominare il mercato delle comunicazioni[ii].
Quanto all’eccessivo numero di processi contro i giornalisti, Carlos Eduardo Lins da Silva, professore universitario a San Paolo e direttore del quotidiano Folha de Sao Paulo, ammette che la libertà di stampa in Brasile continua ad essere minacciata da azioni civili e penali sulla diffamazione, che sono aumentati negli ultimi anni e sono spesso usati dai politici, le autorità e gli imprenditori come strumenti di intimidazione contro giornalisti e i loro mezzi di comunicazione. Per esempio in Amazzonia i giornalisti vengono uccisi o malmenati da chi si sente minacciato dal loro lavoro, anche se si tratta di casi limitati.
Ma il motivo principale per cui il Brasile non è considerato un Paese con libertà di stampa è che ci sono più di 3.000 casi di giornalisti processati in tutto il Paese dalla giustizia di primo grado con indennizzi o censura preventiva. Gli indennizzi sono in certi casi esorbitanti, quasi delle condanne a morte, come nel caso del giornale Santa Cruz de Rio Pardo – una piccola città all’interno dello Stato di San Paolo – che è stato condannato da un giudice a pagare una somma equivalente a due anni e mezzo di fatturato; altri dovevano pagare un anno di fatturato, cosicché, dopo l’applicazione di questa pena, il giornale ha chiuso[iii].
In questo momento c’è un grande giornale brasiliano, lo Estadão de Sao Paulo, che da 614 giorni non può pubblicare alcuna informazione sul processo contro uno dei figli di José Sarney, l’ex presidente, a causa della censura di un giudice[iv]. Questa censura vale per i potenti, i politici, gli imprenditori o le figure simboliche – come il cantante Roberto Carlos, che è il cantante brasiliano più famoso e ha ottenuto nel 2007 che fosse ritirata una sua biografia non autorizzata, scritta da Paulo Cezar de Araùjo.
Da un punto di vista giuridico, la Legge sulla Stampa è stata revocata dalla Corte Suprema, poiché prevedeva delle condanne contro i giornalisti che scrivessero articoli considerati dannosi per il Presidente della Repubblica o i suoi Ministri, regolando la diffamazione, le calunnie e le ingiurie. Al momento attuale, c’è una discussione sulla necessità di una nuova Legge sulla Stampa che preveda il diritto alla rettifica. L’orientamento generale sembra andare contro la libertà di stampa, per esempio i quattro principali sindacati dei lavoratori, fortemente legati al Governo, spingono per una regolamentazione ancora più rigida. Inoltre il giornale Folha de Sao Paulo del 6 dicembre scorso riportava la notizia che esiste un progetto di legge che ha l’obiettivo di creare una nuova agenzia governativa che avrebbe tra i suoi compiti la regolamentazione dei contenuti trasmessi dalla radio e dalla televisione. La Comissão Nacional Pró-Conferência de Comunicação (Commissione Nazionale a favore della Conferenza della Comunicazione), che il governo del Partido dos Trabalhadores[v] ha voluto per bloccare la libertà di stampa, con il pretesto di fare la necessaria modernizzazione delle leggi che regolano il settore[vi].
Secondo il blog brasiliano Fim dos Tempos, “le cause di tanto interesse nel controllo dei media le abbiamo viste nelle ultime elezioni. Un movimento crescente di opposizione ha portato le elezioni presidenziali al secondo turno (tutti davano per scontato che il PT avrebbe vinto al primo turno)…..il PT vuole controllare questi rischi per mantenere il potere per sempre. È un modo di fare una rivoluzione istituzionale”[vii].
Neanche i blog come Fim dos Tempos e i siti internet di informazione possono stare tranquilli in Brasile, infatti il progetto di legge 7311/2010 prevede un giro di vite sulla libertà di espressione nei blog. Tra le misure previste dal progetto ci sono l’obbligo di dichiarare la propria identità e il proprio indirizzo per chi posta un blog, l’obbligo per ogni sito che ospita un blog di comprovare la veridicità di quanto affermato negli articoli e di assicurare il diritto di replica sul proprio sito o blog, l’obbligo per chi posta un articolo in internet di essere iscritto all’ordine dei giornalisti, una multa per chi trasgredisce la legge che va da un minimo di 5.000 Reais (circa 2.000 Euro) ad un massimo di 50.000 Reais (circa 20.000 Euro) per ciascuna infrazione. La legge, nelle intenzioni del legislatore, trova giustificazione nella necessità di regolamentare l’enorme profusione di siti internet, con grande beneficio per la società brasiliana; in più l’obbligatorietà per i siti che trasmettono notizie di presentare un giornalista responsabile per questi argomenti o per l’intero sito, garantisce la responsabilità di agire e nel trasmettere gli argomenti giornalistici[viii].
Tra l’altro apprendiamo dal blog A Nova Ordem Mundial[ix] che scorrendo il rapporto di Google sulla trasparenza in internet, si scopre che il Governo brasiliano ha sollecitato a Google nel periodo compreso tra luglio e dicembre 2009 3.663 richieste di dati e 291 rimozioni di contenuti dai siti. Stando a quanto sostiene la Uol[x], “i numeri riportati si riferiscono a informazioni che riguardano diffamazione, crimini di odio e falsità ideologica. La pornografia infantile non è inserita in questa tabella, in quanto la politica di Google prevede la rimozione immediata di questo contenuto, appena identificato, senza necessità di notifica”.
Per concludere si potrebbe dire all’amico brasiliano, ancora convinto che in Brasile ci sia libertà di stampa, che nel suo Paese tutti possono scrivere liberamente a patto che l’argomento trattato rimanga il sempre popolarissimo futebol (il calcio), magari mentre si sorseggia un bicchiere di cachaça sotto il sole di Ipanema.


[v] Il PT o Partito dei Lavoratori non è altro che una brutta copia del Labour Party inglese.