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mercoledì 4 maggio 2011

Il Brasile sta invecchiando prima di diventare ricco, dice la Banca Mondiale

Pensionati brasiliani manifestano in piazza contro i tagli alle pensioni


Una relazione sostiene che quasi metà della popolazione brasiliana sarà composta di anziani nel 2050

RIO DE JANEIRO – Una relazione della Banca Mondiale divulgata mercoledì scorso, 6 aprile, mostra che il Brasile invecchia molto più rapidamente che i Paesi sviluppati. Secondo l’inchiesta, le nazioni ricche dapprima sono diventate ricche; dopo, vecchie. Mentre in Francia ci è voluto più di un secolo per avere un aumento dal 7% al 14% della popolazione sopra i 65 anni o più, il Brasile passerà attraverso lo stesso processo in due decenni, dal 2011 al 2031.

Il documento “Invecchiando in un Brasile più vecchio” richiama l’attenzione sul fatto che la popolazione anziana in Brasile, che oggi corrisponde all’11% della popolazione in età attiva, nel 2050 sarà del 49%. A metà della decade 2020-2030, la popolazione in età da lavoro comincerà a diminuire, e tutta la crescita di abitanti brasiliani sarà dovuta all’aumento degli anziani.

Nei prossimi 40 anni, la popolazione brasiliana globale crescerà ad una media di appena lo 0,3% annuo, mentre gli anziani aumenteranno ad un ritmo del 3,2% - 12 volte di più. Così, gli anziani, che erano il 4,9% della popolazione nel 1950 (e ci hanno messo 60 anni per raddoppiare questa proporzione e arrivare al 10,2% nel 2010), triplicheranno al 29,7% fino al 2050.

Questo è molto vicino al 30% degli anziani del Giappone odierno (il Paese più vecchio del Mondo), ed è superiore a tutti i Paesi europei attualmente (la loro media è del 24%). In numeri assoluti, c’erano 2.6 milioni di anziani brasiliani nel 1950, 19,6 milioni nel 2010 e saranno 64 milioni nel 2050.

Impatto

Questi mutamenti avranno un impatto enorme in termini di crescita economica, salute, educazione e pensioni. In termini di crescita, si vive la fine del cosiddetto “boom demografico”, che finisce nel 2020. Il boom succede quando la popolazione in età lavorativa cresce di più della popolazione dipendente (bambini e anziani). Il boom permette di crescere di più e di fare più ricchezza.

Dal punto di vista pensionistico, la situazione è molto negativa. Lo studio calcola che, se non fosse stato per le riforme molto blande dei Governi Fernando Henrique Cardoso e Luis Inácio Lula da Silva, le spese per le pensioni sarebbero cresciute fino all’incredibile percentuale del 37% del Pil. Con le riforme saliranno al 22,4% che è una percentuale molto maggiore di quella di qualunque altro Paese oggi spende per le pensioni (la media è del 15%).

Lo studio afferma che “anche con gli scenari più ottimisti, la crescita delle spese previdenziali dominerà il panorama fiscale nel Brasile”. Conferma, inoltre, che il Brasile spende molto più per gli anziani che per i bambini. Così il Brasile spende più o meno quanto i Paesi dell’ Organizzazione per la Crescita e lo Sviluppo Economico (Ocse) per le pensioni, nonostante abbia metà o meno della popolazione anziana.

Naturalmente rimane meno denaro per l’educazione infantile. La spesa per bambino in Brasile è del 9,8% del salario medio nazionale (non importa se misurata su basa mensile o annuale), mentre nell’Ocse è del 15,5%. D’altra parte, la spesa previdenziale per persona qui è del 66,5%, confrontato con il 30,4% dell’Ocse.

Salute

Nell’area medica, ci saranno anche grandi implicazioni di invecchiamento, poiché le spese aumenteranno. La previsione è che le persone che lavorano come badanti di anziani dovranno raddoppiare fino al 2020 e quintuplicare fino al 2050.

Il lato positivo dell’invecchiamento è l’educazione. Il tasso di natalità sempre inferiore significa che ci saranno sempre meno alunni che entrano nel sistema scolastico, e sarà una grande chance per il Brasile spendere di più per alunno e dare un salto qualitativo all’educazione – sempre che, chiaramente, si cambi la tendenza di passare tutti i fondi che avanzano nell’area sociale ed educativa agli anziani.


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