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giovedì 5 maggio 2011

Povertà estrema: «Non avrei mai pensato che la situazione sarebbe peggiorata»

Antonio e Laurinete: cômodo sem banheiro, janela e com luz clandestina





Recife – Nella baracca di mattoni, senza finestre, senza bagno e senza gas vivono Antonio Barbosa de Freitas, 59 anni, sua moglie, Laurinete de Silva Feitosa, 43, e i figli Juan Deivison, de 8, e Rafaela, de 14. Lo spazio è esiguo, con pentole accatastate a terra, vestiti sparsi e dispensa vuota.


La branda che di notte usano Laurinete e la figlia è il posto di studi e svago durante il giorno. Juan e il padre dormono sul pavimento. Una televisione vecchia è l’unico intrattenimento della famiglia.
Laurinete riesce solo a disegnare il suo nome. Antonio ha fatto le elementari, sa leggere. Lui è stato operaio in una fabbrica di tessuti, in regola. Oggi non ha neppure i documenti. Li ha persi. «Non li ho cercati perché non li usavo, non servono» afferma. Rimane il libretto del lavoro, riposto da qualche parte, «ormai inutile». «Le fabbriche hanno chiuso, sono diventato vecchio, non ho più trovato un lavoro».

Antonio mantiene la famiglia facendo l’accattone. Ogni giorno esce di casa alle 4 e va per strada fino alle 14 raccogliendo cartone, plastica e metallo che vende in un deposito di materiale riciclabile vicino alla favela dove vive, nel quartiere Hipodromo, zona nord della città.

Al mese non riesce ad arrivare a 300 Reais (circa 130 Euro, nota della Redazione). Il carrello che usa glielo hanno prestato. Lui è orgoglioso di non avere mai ammesso «neanche pensato» la possibilità di diventare un emarginato. Anche se guadagna poco, ogni giorno porta qualcosa da mangiare alla famiglia, anche se è solo pane, racconta.

Antonio e Laurinete tentano di consolarsi dicendo che «c’è gente in situazioni ancora peggiori». Ma il tentativo di accettazione della vita miserabile, non toglie la frustrazione. «Quando vedo i miei figli desiderare le cose che non posso dare loro, sento che è perché sono un incapace», afferma Antonio che dice di essere depresso per non potere regalare alla figlia un computer o un videogioco al figlio - «le cose che loro desiderano di più».

Laurinete accarezza il sogno di avere una casetta migliore. Quando si è unita ad Antonio – lei è la terza moglie di lui, che ha già altri tre figli dalle prime due relazioni – immaginava che avrebbero fatto dei progressi nella vita. «Non avrei mai pensato che la situazione sarebbe peggiorata», dice triste. Riconosce che il marito lavora, ma questo non cambia le cose. «Soffro. Ma chi ha sofferto di più è stato Gesù Cristo».



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